Backup vs Disaster Recovery, quale scegliere?

Immagina questa scena: un lunedì mattina come tanti, entri in azienda, accendi il computer e… niente funziona. Schermo nero. Sistemi bloccati. Documenti irraggiungibili. Compare una schermata minacciosa con un messaggio: “I tuoi dati sono stati criptati. Paga per riaverli.”

Panico.

Questo è il momento in cui ti chiedi: “Abbiamo fatto i backup, vero?”

E magari la risposta è: “Sì, tranquillo, abbiamo tutto salvato.”

Ma… è davvero abbastanza?

La verità è che fare backup non è sufficiente. È un po’ come avere le chiavi di casa… ma chiuse dentro casa. Ecco perché serve anche un piano di disaster recovery. Due concetti diversi, che troppo spesso vengono confusi, ma che insieme fanno la differenza tra un semplice problema e un disastro.

Backup: la rete di sicurezza… con i buchi

Il backup è come la cintura di sicurezza: fondamentale, certo. Ma non ti salva da tutto. Fare backup significa creare una copia dei tuoi dati importanti: documenti, database, contatti, report. In pratica, se perdi un file, puoi recuperarlo. E questo è fantastico. Ma cosa succede se perdi non solo i dati, ma anche l’intero sistema? Computer formattati, server fuori uso, programmi da reinstallare, configurazioni da ricostruire?

Il backup in sé non basta a riportare in piedi un’azienda dopo un evento critico. Per quello serve qualcosa di più.

Un backup non basta a salvarsi dagli attacchi: serve un vero piano di disaster recovery.

Disaster Recovery: il piano per rialzarsi subito

Il disaster recovery (letteralmente: “recupero dopo un disastro”) è un piano d’azione. È la strategia che ti permette di rimettere in piedi tutto, velocemente. Non solo i dati, ma i sistemi, i software, le connessioni, le configurazioni, tutto quello che serve per far ripartire l’azienda come se niente fosse successo.

È il kit di pronto intervento IT. Prevede risorse pronte all’uso, automazioni, procedure collaudate. E soprattutto, ti consente di riprendere il lavoro in ore, non in giorni (o settimane).

Vediamo tutto questo con un esempio concreto, che vale più di mille definizioni tecniche.

Un esempio concreto: quando il backup non basta

Per capire davvero la differenza tra backup e disaster recovery, immaginiamo una situazione concreta, basata su casi reali ma semplificata per chiarezza. Usiamo come esempio un’azienda che chiameremo “OrtoVivo” – una piccola realtà che si occupa di confezionare e distribuire prodotti alimentari freschi.

Un giorno, OrtoVivo viene colpita da un attacco ransomware: tutti i dati aziendali vengono criptati e sui monitor compare un messaggio inquietante. Il classico ricatto: “Paga per riavere i tuoi dati.”

Scenario 1: c’è solo il backup

Fortunatamente, OrtoVivo è organizzata. Ha dei backup aggiornati. I tecnici si mettono subito al lavoro per recuperare i dati.

Ma c’è un problema: il backup contiene solo i dati, non l’intera infrastruttura. Bisogna:

  • reinstallare sistemi operativi,
  • riconfigurare software gestionali,
  • ripristinare permessi e utenti,
  • ricollegare stampanti e dispositivi,
  • riattivare tutti i processi aziendali manualmente.

In poche parole, è come dover ricostruire una fabbrica pezzo per pezzo, prima ancora di poter usare i materiali salvati.

Il risultato?

  • L’azienda rimane ferma per 10 giorni.
  • Due tecnici lavorano a tempo pieno per più di una settimana.
  • Nessuna produzione, nessuna consegna, clienti in attesa e nervosi.
  • Un danno economico importante e un colpo alla reputazione.

Scenario 2: c’è anche il disaster recovery

Ora immaginiamo che OrtoVivo, oltre ai backup, abbia anche implementato un piano di disaster recovery.

Questo significa che:

  • esistono immagini complete dei sistemi già pronte per il ripristino,
  • ci sono server di emergenza configurati e accessibili rapidamente,
  • il team IT ha definito e testato delle procedure automatizzate di ripristino,
  • tutto è stato simulato, testato, aggiornato.

Appena si verifica l’attacco, si attiva il protocollo. Nel giro di poche ore, l’intera infrastruttura IT viene riportata online: server, applicazioni, utenze, configurazioni, tutto. I dipendenti possono tornare al lavoro senza nemmeno accorgersi dei dettagli tecnici dietro le quinte.

  • Niente panico, niente lunghi fermi
  • Costi contenuti e prevedibili
  • Cliente finale soddisfatto, azienda operativa

Senza disaster recovery, anche un buon backup può non bastare: ripartire da zero richiede tempo, impegno e fa perdere competitività.

Backup e Disaster Recovery: due facce della stessa medaglia

Cerchiamo di semplificare con una metafora: il backup è come avere una copia del libro che stai scrivendo. Il disaster recovery è avere anche la macchina da scrivere, la scrivania, la luce, la corrente, e magari anche il bar sotto casa per riprenderti dallo shock.

Ecco le differenze chiave: 

BackupDisaster Recovery
Copia dei datiRipristino di sistemi, dati e operazioni
Serve per recuperare singoli file o databaseServe per tornare operativi dopo un disastro
Può essere lento e manualeÈ (o dovrebbe essere) veloce e automatizzato
È una parte della soluzioneÈ la strategia completa

Perché molte aziende si fermano al backup?

Perché sembra sufficiente. Perché costa meno. Perché “tanto a noi non succede”.

Spoiler: succede. Sempre più spesso. I cyber attacchi non colpiscono solo le multinazionali. Anche le PMI, anche le piccole attività di provincia. E poi ci sono i disastri naturali, gli errori umani, i guasti elettrici.

Il rischio non è solo perdere dei file. È fermare l’azienda per giorni o settimane. E questo, oggi, può voler dire perdere clienti, fatturato, e credibilità.

Ripartire veloci dopo un disastro non è fortuna: è strategia. Il disaster recovery riduce fermi, costi e rischi.

L’unica strategia vincente? Unire le forze

La vera protezione nasce dall’unione tra backup e disaster recovery. Uno salva i dati, l’altro salva l’operatività. Non si può fare a meno di nessuno dei due.

Un buon piano prevede:

  • Backup frequenti, automatici e su più sedi (on-premise + cloud)
  • Un piano di disaster recovery personalizzato e testato
  • Tempi di ripristino definiti e realistici (RTO e RPO)
  • Simulazioni periodiche per verificare che tutto funzioni

E sì, tutto questo richiede un investimento. Ma è infinitamente più economico di fermare l’attività per una settimana.

Conclusione: prevenire è meglio che… ripristinare

Qual è il “take home message” di oggi? Che avere solo i backup non basta.

È un po’ come avere una copia delle chiavi ma nessuna porta da aprire. Senza un piano di disaster recovery, ogni incidente si trasforma in emergenza.

La buona notizia? Non serve essere una multinazionale per proteggersi bene. Anche una PMI, con gli strumenti giusti, può diventare resiliente.

“Il semplice fatto di disporre di copie dei dati non significa che un’azienda possa mantenere l’attività in funzione. Garantire la continuità aziendale richiede un piano di backup e disaster recovery, solido e testato.”


S
iate pronti. Perché quando succede, non conta solo cosa avete salvato. Conta quanto velocemente riuscite a ripartire.

Quindi non aspettare un attacco ransomware un blackout un guasto per scoprire che il backup non basta. Noi di Cloudable possiamo strutturare per te una strategia di disester recovery che ti permetterà di tornare operativo in poche ore.

Scrivici ora: meglio un clic oggi che dieci giorni fermi domani.